Pagine tratte da “Come d'incanto allo stato brado” edito da Orione per Alice del gruppo Scuola editrice

A quattordici anni il tempo dei giorni scorreva troppo lentamente e nell'attesa del domani l'essenza del mio essere cresceva a dismisura, proiettata nella spirale dei pensieri che sfrecciavano dentro la mente assetata di sapere. Di ogni minuto sentivo il battito lento, spento nella tristezza, e il ritmo veloce della gioia fuggente. Perché ero così desiderosa di scoprire, capire, agire? Sì, scoprire, capire, agire, erano il motore del mio vivere di corsa, senza fermate perché quelle me le avrebbe imposte il domani.
Il mio corpo si trasformava in nuove forme, alla crisalide dell'infanzia erano spuntate le ali, veli aerei multicolori che avrebbero desiderato prendere il volo, per guardare il mondo dall'alto. Avrei voluto essere ovunque senza che gli occhi degli altri potessero posarsi su di me, che non mi accettavo per quella che ero nella mia fisicità così acerba e insignificante.
Il dolore più nascosto, ma impertinente e presente, era lì, disegnato sul mio corpo troppo piccolo per contenere il mondo. Le altre il traguardo lo avrebbero toccato prima, loro crescevano in sintonia, mente e corpo insieme si tenevano per mano, andavano d'accordo e gli altri lo vedevano, lo capivano. Per me fu tutto diverso.
Vissi per anni col complesso di non essere considerata nella mia vera totalità, per quei centimetri in meno che non riuscivano a cancellare l'aria di eterna bambina, troppo giovane per affrontare ogni esperienza... ‘Lo sai che i papaveri/son alti, alti, alti/e tu sei piccolina/che cosa ci vuoi far!'. Chi aveva scritto quelle parole del cavolo? Quel nauseante motivetto mi canticchiava dentro, e rideva di me. Cosa stava a significare? Che per le piccoline non c'era speranza…? E i papaveri, che parte facevano in tutta la storia? A me erano sempre piaciuti i papaveri, ma ora li avrei calpestati, strizzati, addentati... Che rabbia!
E a casa: “Ma l'erba fina rimane piccolina!” Davvero? Se lo dici tu ci credo…, sto già meglio. “Adesso piantala di rosicchiarti la mente con pensieri paranoici - dormi!”. Si fa presto a dire basta ai pensieri, loro mica ti ascoltano, se gli dai via libera chi li ferma più…

L'adolescenza: se mi chiedi cos'è ti rispondo… Aspetta, dammi un attimo. Come prima risposta mi sovviene un paragone: l'adolescenza è un compito di matematica di cui non sai trovare la soluzione perché non ti sei studiato le regole. Allora che fai? Ti guardi in giro e cerchi tra i compagni che ti sono vicini i suggerimenti possibili, poi sommi le tue conoscenze con le loro e riempi più che puoi gli spazi bianchi del foglio; quando consegni ti accorgi che ci sono ancora tanti vuoti. Il risultato è saltato fuori così, casualmente esatto, e ti illudi che lui, il professore, non se ne accorgerà…, ma purtroppo ti stai sbagliando.
L'adolescenza è guardarsi allo specchio e scoprire che hai un corpo, tu non conosci confronti e ciò che vedi non ti piace. Ti chiedi se anche le altre sono come te, poi ti convinci che loro sono sicuramente meglio.
L'adolescenza è un mal di pancia frequente, è l'imbarazzo del mestruo…, perché è così doloroso…, perché oggi…, perché…
L'adolescenza è la nascente consapevolezza di essere su questo mondo e di vedere la vita a trecentosessanta gradi, con l'inconsapevolezza di volerla vivere appieno.
L'adolescenza è il bisogno di capire chi siamo e cosa dobbiamo fare per rimanere nel gioco; una terrazza invasa da lenzuola colorate, stese su fili disposti in successione, tante, una dopo l'altra come sipari che si alzano con lentezza, in ordine, uno alla volta…, per darti tempo di scoprire e comprendere ciò che si vorrà mostrare ai tuoi occhi.
L'adolescenza è uscire allo scoperto, fuori dai confini che l'infanzia s'è data, scoprire nuove strade e il mondo fatto di gente che un attimo prima ti assomiglia e che subito dopo si rivela completamente diversa da te.
L'adolescenza è imparare nuovi linguaggi e scoprire il ritmo della musica che ti accompagnerà nel tuo vivere.
L'adolescenza è una seggiola scomoda, fissa sul filo dell'orizzonte su cui nell'instabilità dell'essenza umana penzolano gli indefiniti perché dell'esistenza.
L'adolescenza…, solo dopo che l'hai vissuta ti accorgi che non dovevi aver fretta di fuggirle e che potevi assaporarne ogni goccia, come fosse un nettare prezioso unico ed irripetibile… Troppo tardi.