Passi tratti da “Strade di pozzanghere” di Nadia Campanelli edito da Marco Serra Tarantola

Di sera, quando rientrava dal lavoro, le zie le facevano trovare la tavola apparecchiata e la cena pronta. Dopo aver sparecchiato, si mettevano accanto a lei e rimanevano in assoluto silenzio, rispettose del suo impegno nel trascrivere sul quaderno i segni strani e incomprensibili di una lingua sconosciuta.
Quella nipote era veramente speciale e a bassa voce erano solite ripetere - Così intelligente avrebbe dovuto studiare, poteva diventare maestra, essere la primogenita di cinque fratelli, questa era stata la sua rovina!
Virginia studiava per ore, anche le zie avevano imparato che gli arabi scrivono e leggono al contrario di noi: da destra a sinistra.
In quei mesi, le sue scelte maschili la portavano a ricercare i tratti orientali nei volti di tutti i ragazzi che chiedevano di lei, e tra le pagine dei suoi quaderni nascondeva fotografie d'uomini con pelle olivastra e bocche carnose dalla dentatura bianchissima.
Brescia non era certo l'ambiente ideale in cui poter trovare principi azzurri di tali fattezze, viaggiare doveva e in paesi stranieri.
L'idea di andarsene dal luogo in cui era nata cresceva a dismisura, ma il denaro necessario chi glielo avrebbe dato? Le zie non potevano permettersi di finanziare viaggi e tanto meno in paesi lontani, bisognava perciò trovare al più presto una soluzione!
A quel tempo, un amico fotografo immortalò mia sorella e fu talmente soddisfatto del risultato che decise di esporre in vetrina le immagini con il suo ritratto.
Molti gli chiesero chi fosse quella giovane ragazza dai lunghi capelli neri e lui imparò a rispondere - E' una aspirante attrice.
La voce si sparse e ben presto per le vie del centro, quando la Vergi passava, era guardata con interesse e chi non sapeva di lei veniva informato delle sue grandi aspirazioni artistiche.
Le prime proposte per apparire come comparsa in un film che avrebbe narrato storie di pirati non si fecero tardare. A Peschiera del Garda erano approdati velieri seicenteschi sui quali vennero allestiti set cinematografici, giovani aspiranti attori trovarono l'opportunità di farsi conoscere al grande pubblico e per alcuni iniziò una vera carriera.
Anche Virginia approdò in quel di Peschiera sul sedile posteriore della vespa dell'amico fotografo, era estate e lei indossava una gonna di raso verde mare, il suo colore preferito e una camicetta di tela bianca scollata, senza maniche.
Nello scendere dalla vespa, si tolse il foulard dalla testa e liberò una cascata di capelli neri e lunghissimi che sin da bambina non aveva mai voluto tagliare.
La vide l'aiuto regista, il quale, abbagliato da tale naturale bellezza, le affidò immediatamente il ruolo di una nobile schiava. Le promise un primo piano e se si fosse dimostrata disinvolta di fronte alla macchina da presa avrebbe potuto recitare una piccola battuta.
Sì, il suo destino era segnato, un destino speciale che sembrava abbracciare i membri della mia famiglia. La nostra storia già ricca di vicende di eroi e di martiri, ora con la Vergi si arricchiva di un'eroina che vestiva i panni di una nobile schiava rapita, privata della sua ricchezza e sedotta da crudeli pirati.